giovedì, novembre 18, 2010

Imparare dal passato

Oggi vi racconto una storia, ben descritta su informareXresistere, la storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, condannati nel 1927 alla sedia elettrica per rapina ed omicidio, mai commessi. La condanna dei due fu viziata da un pesante pregiudizio degli statunitensi verso gli italiani. Negli anni 20 gli italiani emigranti erano visti come oggi magari noi vediamo i rumeni.

La cosa più schifosa di quella vicenda fu che il giudice stava candidandosi come governatore del Massachussetts, quindi voleva guadagnare voti cavalcando l'odio degli statunitensi contro gli italiani. Ovviamente negli USA hanno la condanna a morte facile e così Nicola e Bartolomeo pagarono con la vita il clima di razzismo che c'era intorno agli italiani.

Oggi siamo nel 2010, cosa possiamo imparare da quel fatto triste? Innanzitutto è l'ora di capire che la pena di morte è una soluzione: lo Stato non può permettersi di vendicare - perché questa è vendetta, non giustizia -un omicidio con un altro omicidio, lo Stato deve essere sopra le parti. Inoltre, i casi di errore sono parecchi, insomma ritengo da Paese incivile adottare tuttoggi la pena di morte. Anche quando sento di mostri che uccidono persone indifese, non chiedo mai la pena di morte, ma l'ergastolo, anche perché il carcere a vita è peggio di una condanna capitale. Chi commette reati brutti, deve avere il rimorso di tutta la vita, stando in una cella di pochi metriquadri. E se domani si scopre che è innocente, potrà almeno uscire, un condannato a morte purtroppo non può tornare in vita.

Ancora oltre, l'altro fatto che fa riflettere è la questione stranieri. Io sono sostenitore della legalità: chi ruba o uccide deve essere rimandato allo Stato d'origine. Tutte le persone pericolose dovrebbero essere messe al confine. Ma chi è in Italia per lavorare deve essere accolto. La si pianti di dire che rubano lavoro perché gli extracomunitari fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare.

L'altro giorno sentivo al TG di quei lavoratori a Brescia - ma anche in altre città -che sono saliti sulla gru per avere il permesso di soggiorno, tenendo conto che al tempo loro hanno pagato una sanatoria ed ora sono trattati come clandestini. Chissà cosa direbbero oggi Nicola e Bartolomeo, assistendo a questi avvenimenti.

4 commenti:

Enzo on 18/11/10, 16:05 ha detto...

Per quanto ho studiato all'università in crimonologia, è provato che la minaccia della pena, non diminuisce i reati. Credo che nemmeno quella di pagare con la vita sarebbe una soluzione. Il problema, in Italia è che: primo, ci mettono una vita a capire chi è responsabile di certi orrori, secondo, se abbaimo la fortuna che lo scoprono questa gente di galera si fa poco e niente. Si parla di carcere rieducativo. Ok, ci sta. Ma se questi escono dopo un terzo della pena, chi lo va a dire ai parenti???

Paòlo on 18/11/10, 16:24 ha detto...

Basterebbe applicare il concetto di certezza della pena. Per lo Stato devi essere o colpevole e ti fai tutta la pena o innocente.

Basta sconti di pena perché sei incensurato, perché sei giovane o perché diventi madre o per altre boiate. Allora vedrai che chi deve pagare 20 anni di galera, se li fa tutti.

Jas21 on 18/11/10, 18:39 ha detto...

La storia non insegna nulla. Le morti precedenti non annullano quelle future e il razzismo, sessismo, omofobia e chi più ne ha ne metta vengono cavalcati ad hoc per generare divisione, quindi odio e, quindi controllo.
Dividi et impera (lo facevano già gli antichi romani! )

Paòlo on 18/11/10, 20:26 ha detto...

E' vero quanto è triste quel che dici. L'uomo potrebbe essere migliore se solo volesse.

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