mercoledì, maggio 29, 2013

Una sera alle poste



Ho venduto un oggetto, il problema era spedirlo. Ho pure aspettato a farmi inviare i soldi perché di sti tempi pure andare in posta è un problema.

Nel weekend leggo di un servizio, Postefree: una scatola affrancata per spedire pacchi. Paghi un prezzo fisso e loro spediscono il pacco in 5 giorni. E, udite udite, se vuoi vengono pure a ritirarlo a casa. Guardo l'orario ed evvai, fino alle 20. Speranzoso come un bimbetto, dimenticando le mille storie a non lieto fine con le Poste Italiane, prenoto il ritiro, orario dalle 19 alle 20.

Drin drin, oggi suona il telefono. La voce mi chiede conferma di un po' di dati. Oh bella, nonostante mi sia registrato col mio indirizzo corretto, per loro io vivo ancora in una via dove vivevo 10 anni fa: nel frattempo ho cambiato casa solo due volte. Mi conferma l'orario, io ribadisco 19 20. Prima sorpresa, loro fanno come fascia 17 19, alla faccia della fascia libera e alla faccia del sito che indica fino alle 20.

Mi arrendo, devo andare ad un ufficio postale. Scelgo, tra quelli di strada, quello di Cordusio, le poste centrali. Cazzo, se non sono organizzati loro, a chi dovrei affidarmi? A parte che per i pacchi devi andare in un edificio secondario, arrivo e vedo 3 4 volti con una voglia de lavurà saltum adoss. Vabbé ma sono le 18.30, saranno pure stanchi. Ad un certo punto tocca a me.

Chiedo il pacco di posta free e vedo negli occhi del mio interlocutore il terrore. "Cos'è Postafree?" Ambé, cominciamo bene, io spiego a lui quali servizi forniscano le poste, forse potremmo scambiarci i ruoli. Allora arriva un'altra collega - dopo 5 minuti -, che conosce il servizio. Lo conosce così bene che non sa quali formati sono ma soprattutto mi dice che tra i formati ne è rimasto uno solo. Oh bella, le poste Centrali non sono fornite, a posto siamo. Accetto l'unico formato che hanno. Compilo due moduli, scrivendo per tre volte gli stessi dati.

Intanto l'impiegato con cui parlavo prima, che non conosceva PostaFree, quasi se la prende con un cinese perché questo ha osato presentarsi alle 18.50, a 10 minuti dalla fine, per spedire un pacco. Forse questo indefesso lavoratore ignora che chi va alle poste alle 18.50 è perché prima stava facendo una cosa chiamata lavoro. Certo, te la cavi col cinese, che ride e forse non capisce - o forse sì -, ma provi a fare una simile osservazione al classico milanese stressato. Già vedo la scena biblica.

Io intanto attendo che i servizi di posta alternativa inizino a prendere piede.

domenica, maggio 26, 2013

Niente ciclabile di domenica




Ricordatemi di non andare più sulle ciclabili di domenica: rischio meno percorrendo la strada con i pochi autoveicoli presenti. Oggi mentre tornavo sulla Martesana, mi sono ritrovato nel tratto più drammatico, straboccante di idioti che non sanno nemmeno come si parte in bici, bambini che non sono stati educati all'uso della due ruote e pedoni che ignorano cosa sia un tragitto promiscuo.

Dicesi tracciato promiscuo pedonale ciclabile, una strada percorribile da pedoni e da, udite bene, da biciclette. Quindi cari pedoni del cazzo, quello non è il marciapiede dove camminare zigzagando o dove fermarsi all'improvviso in mezzo alla strada. Le bici non hanno l'abs e i ciclisti, per quando debbano moderare la velocità per evitare degli idioti come voi, non possono andare a 5 km/h, pari alla velocità di una camminata di un 50enne.

E cosi nel tratto maledetto, dove a causa del parco si riuniscono i peggiori individui che un ciclista possa incrociare, ho prima rischiato di tirare sotto un bambino che ha deciso di tagliarmi la strada per chissà che motivo. Ora, io di solito guardo la reazione dei genitori. I miei mi facevano il culo giustamente se facevo manovre del genere. Invece loro hanno vagamente detto al bambino di stare attento, senza scusarsi col sottoscritto, che ha lievemente sbuffato. Al loro "E' un bambino, tu vai piano", ho sproloquiato qualcosa tipo "State attenti a come vostro figlio usa la bici". Segue un loro ulteriore sproloquio tipo "Pensa ad andare dritto". Oh bella, il bue che dà del cornuto.

Io non sopporto poi questo clima da teca di vetro tipo "Il mio bambino qua, il mio bambino là". Se il tuo bambino sbaglia, non cercare alibi tipo "E' un bambino" ma fai il tuo dovere di genitore educandolo alla strada. Oggi taglia la strada con una bici, domani a 18 anni sarà un viziato col bmw che taglia la strada ad un altro veicolo.

E poi i pedoni che sbuffano per la presenza della bici, quando intanto camminano in stile corteo degli operai, tre persone a fianco che occupano tutta la corsia. Io non ho ET a bordo per volare sulla gente, quindi come cazzo dovrei passarvi? Ed infine persone e ciclisti che invitano ad andare piano, quando già io ho una velocità di crociera degna del 60enne con la graziella. Allora tanto vale che lascio la bici a casa ed entro nel magico mondo dello sfigato pedone che ha solo diritti, ha sempre ragione e tutti gli altri sbagliano.

Ed ora mi rivolgo a voi, poveri ciclisti che come me vorrebbero usare la bici. Riprendiamoci le strade promiscue e trasformiamole in corsie ad uso esclusivo ciclistico, cacciando a pedalate i pedoni.

domenica, maggio 19, 2013

Se io non ti chiamo, prova a chiamare te

Questo è un post sfogo, perdonate se non sarò politically correct - non lo sono mai dopo tutto -.

E' il leit motiv quando si parla di amici. Non sempre si riesce a sentirsi tutti i giorni, io con i miei amici ho una media di farmi sentire ogni due tre settimane. Poi si sa, c'è chi sento ogni tre giorni e chi ogni mese, ma mediamente le occasioni non mancano.

Io sono sempre stata una persona che passa da un eccesso all'altro. Magari per un po' non mi senti e poi allora mi faccio sentire anche troppo. Però una cosa è certa: quando sento una persona, pretendo che questa persona dimostri interesse a farsi sentire. Se io ti mando un sms o whatsapp o mail o messaggio di facebook, se non rispondi una volta, dico pazienza. La seconda sbuffo, la terza non risposta comincia a farmi incazzare.

E poi niente, a quel punto dico "Vabbé, fatti sentire tu quando puoi", in fin dei conti cerco di capire che magari il momento non è dei migliori. Io stesso in questo periodo ho molto poco tempo libero e lo potete constatare dal fatto che il mio blog viaggia sull'1 2 post a settimana - quando va bene -. Il doremi fan ha le ragnatele, a malepena ne seguo uno.

Tornando a noi, io tendo ad attendere che l'altro reagisca. Anche perché chi stabilisce che il primo passo lo debba fare sempre io? Se non alzi quel cazzo di telefono o non mandi un messaggio per primo, non ti mangio, anzi rischi pure di farmi felice, che dimostri che ti fotte sentire se sono vivo o se sono morto sotto ad un armadio - col telefono in mano magari - mentre pensavo "Sto porco che non chiama".

E poi c'è il capitolo uscite. I miei post whatsapp o fb in cui propongo di uscire partivano sempre da ottimi auspici. Invita 10 12 persone speranzoso che almeno la metà ci fosse. Invece puntalmente è buono se la metà risponde e di questa metà un'ulteriore metà c'è. Ecco io odio chi non risponde agli inviti. Cazzo, ci metti 10 secondi a scrivere Non ci sono, non posso, non mi va, mi stai sui coglioni, fottiti. Accetto pure scuse idiote, ma almeno rispondi.

E allora da un po' si è cambiato registro: invito giusto le 6 persone che rispondono. Per quanto riguarda gli altri: dopo mesi di inviti ignorati o sempre con scuse tipo non posso, posso dire che a certe persone non interessa uscire con me. Lo accetto e siccome non tutti abbiamo il coraggio di dire le cose in faccia, ci penso io ad evitargli questo confronto e lo depenno.

Ah, ultima cosa: se io non posso uscire con qualcuno, ho l'abitudine di proporre una data. Piccolo vademecum: dire magari un'altra volta non è una data: una data è una data come il 18 maggio, sabato prossimo, ecc. E comunque dopo aver lanciato il sasso, si prendono le proprie mani e si manda una mail di gruppo e si propone. Vi confido un segreto, cari bidonatori: non solo io ho la facoltà di mandare messaggi. Scoprirete con gran sorpresa che pure voi avete l'opportunità di mandare un messaggio per proporre di uscire, se vi va. Sennò, ognuno per la propria strada e adieu, io mi tengo strette le persone che sono interessate alla mia amicizia a FATTI.

lunedì, maggio 13, 2013

Strumentalizzare su fatti tragici

Sabato a Milano un pazzo ha colpito delle persone con un piccone: violenza cieca quanto gratuita, sembra proprio un atto senza motivo compiuto da un folle. Oggi addirittura questo personaggio cerca di passare per pazzo per evitare la galera ed intanto delle persone sono morte.

Quando sento cose simili, mi chiedo come sia possibile che certi fuori di testa possano circolare liberi per la città. I milanesi sono rimasti turbati ovviamente: anche per una città come la nostra, dove di tanto in tanto si sentono di persone che uccidono, tanta violenza senza motivo ha lasciato senza parole.

Non capisco perché, ma poi questi atti devono diventare occasione per alcuni politici per farne un caso politico, per tirare l'acqua al suo mulino e sfruttare l'evento per infangare e per fare i propri interessi. E così Borghezio è dovuto venire a Milano tirando in ballo la cittadinanza ai cittadini stranieri. La pazzia non ha bandiera e non c'entra nulla con la questione extracomunitari. Ma si sa, certe persone sanno essere ipocrite e sfruttare un fatto di cronaca nera per fare la propria campagna mediatica e politica.

Vorrei ricordare a questo personaggio e a certi leghisti che di pazzi ne abbiamo anche di italiani. Ma d'altra parte non posso pretendere che una persona che non sa tenere un dialogo politico ma sa solo offendere un ministro, sia in grado di capire che qua non c'entra il tema extracomunitari. E non a caso molte persone hanno contestato Borghezio, accusandolo di speculare sui morti.

venerdì, maggio 03, 2013

Atm si scusa per il disagio




Ieri era giovedì, ma in certo senso era un lunedì errante: è vero che mi aspettavano solo due giorni di lavoro in questa settimana dotata di domenica aggiuntiva. Però è sempre tosto riprendere, specie in questi giorni in cui vivo una porzione della mia giornata nella metropolitana, per arrivare dal cliente.

Ieri sembrava uno dei soliti viaggi, ero bello immerso nella musica e nel gioco dei simpson - altro che "Razzol" -. Quando improvvisamente, ecco che le mie orecchie sono attratte dal rumore dei cartelli di capolinea che giravano: strano, ne manca al capolinea, è presto per girare i cartelli, la cosa è sospetta. E difatti ecco la voce che annuncia che la metro fermerà a Famagosta per problemi ad andare fino ad Abbiategrasso e Assago. Seguono parole che non posso scrivere nel forum.

Arrivati a Famagosta, scendiamo smarriti e non troviamo nessuno a rispondere a queste domande

Davvero dobbiamo scendere?
Dove si prende il bus?
Perché?

Così, ancora storiditi dall'evento, col macchinista che si improvvisa ufficio info, saliamo in superficie dove troviamo il nulla. Nessuno sa niente, la guardiola che non si vede - tanto per cambiare - e nessun bus all'orizzonte. In questo putiferio, annuso caos in arrivo e chiedo soccorso al mio collega, che parte in auto verso famagosta - lui era ad Assago -.

Mentre nessuno continua a vedersi all'orizzonte, scopro da un gentile tipo su Facebook che la metro ha ripreso a funzionare. Altre parole non ripetibili su forum, più forti e coincise, atte a rivolgersi con poca gentilezza verso l'azienda ATM e la sua organizzazione.

"Atm si scusa per il disagio". Scuse non accettate, si vuole organizzare l'expo a Milano ma non si sa nemmeno organizzare un banale disagio sui mezzi. E quanto successo a me, da quanto leggo su forum e gruppi di Facebook, succede spesso e volentieri. Passi che ci vuole del tempo per far trovare dei mezzi, ma se ogni cazzo di stazione è dotato di "omino di guardiola", almeno lui può usare quel buffo aggeggio che si chiama microfono e dire dove andare, cosa fare, ecc. E ancora oltre, inutile far arrivare un'auto del pronto intervento e poi non sfruttare la forza lavoro di quelle due persone per avvisare chi è in superficie che la metro ha ripreso a circolare.

Per la cronaca, a Barcellona non ci sono persone di guardia alle stazioni. Hai lo stesso livello di assistenza dell'atm ma con uno stipendio in meno per ogni stazione. A Parigi invece c'è la persona in ogni stazione, ma quando ad esempio vai a spiegare in una lingua diversa dal francese che il biglietto non funziona, quello è dotato di biglietti, di cassa per poterli acquistare. E non sbuffa e capisce bene altre lingue al di fuori della sua. Fine della piccola polemica verso la guardiola, utilizzata male dall'ATM - niente di personale verso loro ovviamente -.

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